Mostra Di Scultura "Trasformazione Della Materia", Palazzo Ancillotto

dal 06 Settembre 2015 al 27 Novembre 2015 
 

Nato Treviso nel 1964, inizia giovanissimo ad occuparsi presso un’officina fabbrile sperimentando la lavorazione del ferro battuto, dedicandosi quindi al legno nel settore dell’arredamento e cimentandosi nell’intaglio e nella scultura con l’impiego di essenze pregiate. A trent’anni avvia una bottega di mobili in legno massello, impreziositi da decorazioni e incastonature. Da oltre un ventennio realizza sculture in marmo, legno, ceramica, con una conoscenza profonda della materia, che plasma attraverso una continua ricerca ideativa e formale. Fa parte dell’Associazione Artisti Trevigiani e dell’Accademia Europa delle Arti e, ha come mentore il grande Simon Benetton, antesignano, nella scultura, del principio dell’evoluzione della materia. Segnalato nei cataloghi e nelle stime d’arte, Rossetto può definirsi oggi un “autore quotato”…

Nota critica

Maurizio Rossetto denota indiscutibile maestria tecnica e considerevole sensibilità nel cogliere l’essenza di ciò che intende comunicare. Talento ed esperienza gli consentono di spaziare nelle arti plastiche con esiti di notevole dignità estetica. Le sue opere si rifanno a riferimenti simbolici, elaborando un eclettismo originale e ricco di inventiva. La materia diviene fonte di grande potenzialità, di trasformazione e di ricreazione. Liberandola, l’artista compie un’alchimia, concretando un’idea ed esprimendo un messaggio.
Scultura e pittura sono entrambe dimensioni concepite con sensibilità anticonvenzionale. Rossetto scolpisce e dipinge i materiali più vari, accostandoli e sovrapponendoli. Scopre la bellezza delle materie pesanti e preziose, avverte il fascino del colore che stempera le superfici dure. Ricerca linee, simboli, mappe interiori. Indaga sull’uomo, sulla conoscenza, sul senso recondito dell’esistenza. Risale le vie del passato, apre le porte del tempo con simboli potenti risalenti al mito (la sfera, il nucleo, il Big-bang, l’atto fecondativo, la goccia, la cellula). Gli sguardi sulla materia si traducono in figure e in allegorie. Stilizzazioni estreme, parvenze antiche e moderne, dove la realtà cede al pensiero che s’interroga sulle contraddizioni del vivere. Di qui, figure sinuose ed armoniose contrapposte a forme rigide interrotte da lacerazioni. Pur mantenendo sottili richiami con la realtà, i pannelli pittorici recuperano geometrie fortemente simboliche (ordine e disordine, quiete e dinamismo, essere e divenire) con accostamenti cromatici evocanti la luce generativa. Pennellate intense e vivaci, stese su supporti in ceramica e in legno, o sul marmo, fanno da sfondo ad assemblaggi materici di ricerca pura.
L’intuizione peculiare di Rossetto non riguarda solo la sua versatilità ma anche la volontà di integrare la pluralità dei linguaggi espressivi. Ecco allora l’assimilazione delle varie tecniche in sperimentazioni incrociate di straordinaria resa compositiva. Materiali fra loro diversi, concepiti secondo logiche di complementarietà. Polisemia di significati, polifonia di voci armonizzate con un ordito tra visibile e invisibile nell’interazione dei materiali, dove nessuna venatura, nessuna affinità, nessun contrasto risultano casuali. Linee lanciate nello spazio come energie sinuose e fughe di segni traducono con immediatezza il pensiero, messaggi di libertà consonanti con l’arditezza inquieta della modernità, scaturenti dall’unitarietà dell’energia primigenia in continuo divenire.
L’artista si rifà per taluni aspetti allo spazialismo, movimento fondato negli anni ’50 del Novecento da Lucio Fontana, volto a portare nella pittura le dimensioni del tempo e dello spazio, a dar forma, in omaggio all’esplorazione dello spazio che allora iniziava il suo corso, ad energie nuove, alla coscienza di forze naturali nascoste come particelle di luce, raggi, spirali, nelle quali, come nelle orbite degli elettroni attorno all’atomo, potesse riconoscersi la forma intima dell’energia. Di qui, oltre i gesti rivoluzionari (i tagli sulle tele) di Fontana, i graffiti di Mario Deluigi, le monocromie di Pietro Manzoni, le estroflessioni di Enrico Castellani, le vertiginose spirali di Roberto Crippa, le distorsioni prospettiche di Agostino Bonalumi, la complessità volumetriche di Turi Simeti. Senza dimenticare la lezione polimaterica di Alberto Burri. Una tensione, quella della pittura spazialista, verso la tridimensionalità, perseguita con inserimenti materici. Intento questo più eloquente, nella scultura, arte per sua natura tridimensionale, nella quale Rossetto esprime la sua idea di nuovi mondi. Di spazi, movimenti, traiettorie astrali e terrestri, lontane e vicine, simboliche e reali. Di interrogativi ancestrali e perenni, nei quali l’uomo è chiamato a riconoscersi secondo una direzione di senso, un punto di trascendenza.

Giuliano Simionato

Crocetta del Montello 2015